Il paziente vulnologico dall’ambulatorio al domicilio nel periodo del COVID-19

Il paziente vulnologico dall’ambulatorio al domicilio nel periodo del COVID-19

Prendo il testimone per riportare un’esperienza in merito al lavoro e al ruolo dell’Infermiere specialista in Wound Care in un contesto domiciliare. Questo periodo per me è stato particolare perché a differenza di tanti miei colleghi sono stato costretto in panchina fino al 12 aprile per una frattura alla mano. Provate ad immaginare con che carica di entusiasmo e voglia di fare sono rientrato in servizio. Essendo la mano in via di guarigione, sto ancora facendo fisioterapia, e vista la necessità di fare da tutor ad un nuovo collega presso il nostro servizio, la mia referente ha ben pensato di farmi fare formazione sul campo. Tengo a precisare che l’Ambulatorio Infermieristico Vulnologico al momento è chiuso come da disposizioni per COVID-19 per cui tutti i pazienti in carico all’ambulatorio sono attualmente gestiti a domicilio. Il venerdì facciamo un accesso presso il domicilio di un paziente, un signore sulla sessantina, gioviale, innamorato della vita e di sua moglie, purtroppo affetto da diabete, arteriopatia arti inferiori e piede diabetico, amputato di primo dito piede destro e attualmente seguito per deiscenza, quindi un’ulcera arteriopatica cronica.

Nell’ultimo anno visto il quadro generale, in accordo con il Medico di Medicina Generale, è stato indirizzato presso un centro del piede diabetico dove, durante il ricovero, è stata eseguita una procedura Angioplastica percutanea con disostruzione dell’arteria pedidia ed innesto cutaneo. La procedura ha dato discreti risultati e l’innesto, attecchito parzialmente, è stato sufficiente a coprire la zona di esposizione ossea.

Arriviamo a casa del paziente, ci prepariamo all’esterno, suoniamo ed entriamo. Ad accoglierci il paziente, la moglie e la suocera. Presento il mio collega e facciamo due parole. Si informano subito sul mio stato di salute e mi riempiono di domande, mi sembra un’inversione dei ruoli e sono stupito della felicità che traspare dai loro occhi nonostante la distanza e la mascherina. A questo punto con il mio collega iniziamo a sbendare e a medicare la lesione. A prima vista già si nota una novità rispetto a quello che ricordavo e a quanto riportato dalla mia collega, che aveva gestito il caso in mia assenza, ovvero un aumento dell’essudato che la medicazione avanzata non riesce a gestire. (da notare che l’accesso è settimanale con un cambio della medicazione infrasettimanale eseguito dalla moglie care-giver, ben istruita). La lesione presenta i bordi a livello leggermente frastagliati e con macerazione bianca, il fondo è ricoperto di materiale giallognolo che facilmente si asporta con debridement meccanico, probabilmente biofilm. Essudato giallo sieroso che ha imbibito la medicazione, non odore, non rossore, né segni clinici di infezione o infiammazione. Dolore su scala numerica pari a 3 a riposo che sale a 6 durante la procedura di rimozione meccanica. Dopo la detersione il fondo appare granuleggiante senza segni di ipergranulazione, non fibrina. Decidiamo la medicazione da applicare scegliendone una maggiormente assorbente per riuscire a gestire l’essudato. Nel frattempo continuiamo a parlare e noto che le mani sono leggermente edematose, a questo punto invito il paziente a scoprire le gambe e a livello antero-tibiale, noto che appoggiando il dito rimane un leggero segno della fovea, indice di ritenzione idrica generale, mani e gambe edematose. Parlando con il paziente mi riferisce che la sera effettivamente trova mani e gambe più gonfie rispetto al solito. Non lamenta altra sintomatologia, né dispnea, né affaticamento, né sensazioni di mancamento o spossatezza.

Controlliamo lettera di dimissione e la terapia in atto. Il paziente è già in terapia anticoagulante e in trattamento con furosemide da 25 mg per 2 volte al giorno. Chiedo se ha notato una contrazione della diuresi mi risponde che la quantità è abbastanza regolare. Mi ricordo che durante l’ultimo ricovero era stato evidenziato un fibrillo flutter poi trattato con ablazione e risoluzione della problematica. A questo punto eseguo una rilevazione dei parametri vitali e noto che ha il polso aritmico 95 battiti al minuto circa e pressione arteriosa pari a 140/85, SpO2 96%. Visto questo, decido di informare il Medico di Medicina Generale che mi chiede di verificare se il paziente assume antiaggregante visto che sta visitando un altro paziente e non ha la possibilità di controllare la terapia. Alla mia conferma mi dice che effettivamente la causa potrebbe essere imputata alla ricomparsa di aritmia e procede ad inviare il paziente dallo Specialista per una visita cardiologica e relativi esami ematochimici. Spieghiamo al paziente la necessità di un controllo specialistico come prescritto dal Medico di Medicina Generale e lo rassicuriamo. Alla fine, ci saluta sempre con gli occhi sorridenti ci ringrazia.

Noi usciamo di là con la consapevolezza di aver svolto correttamente il nostro lavoro, ci disinfettiamo le mani, prendiamo una boccata d’aria e saliamo in macchina per proseguire il giro.

Da questo si evince che la valutazione della lesione è inscindibile da una valutazione olistica della persona assistita. L’importanza della rete, di creare fiducia e collaborazione con le altre figure professionali e il saper rivalutare ogni qualvolta si assista ad un cambiamento delle condizioni cliniche sia della lesione che del paziente. In questo caso un aumento dell’essudato ha fatto rivalutare tutta la situazione generale.

Così si potrà potenziare, visto anche l’esigenza data dagli ultimi sviluppi sociosanitari, un consulto specialistico attraverso la telemedicina, uso di videochiamata tra professionisti e magari elettrocardiogramma spedito per via telematica direttamente allo specialista. ¹

I professionisti ci sono, creiamo la rete e utilizziamo le risorse al meglio e ricordiamoci che la lesione non è il focus ma lo è il paziente cit. la lesione è il “buco” con il paziente attorno.

 

Fabio Beghin

Infermiere Specialista in wound care

 

1 Giacinto, F., Falasconi, C., Giacinto, E., Germano, M., & Ciuffoletti, D. (2018). The use of modern technologies based on telemedicine in wound care: experience in high-tyrrhenian region and the province of Cosenza, Italy/L’impiego delle moderne tecnologie della telemedicina nel wound care: esperienza dell’alto tirreno cosentino. Italian Journal of Wound Care, 2(1). https://doi.org/10.4081/ijwc.2018.20